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Marco Michelini | 25 Aprile 2017

È davvero strano che nella giornata odierna, che i più vogliono ancora commemorare come “anniversario della liberazione” – come se i tedeschi in Italia non li avessimo chiamati noi, in quanto, prima del solito “voltagabbana”, erano nostri alleati – e non come San Marco Evangelista, la Signora Boldrini, parlando dal palco di Piazza Nettuno citi la legge Scelba sull’apologia del fascismo e il divieto di ricostituzione del partito fascista per attaccare Mark Zuckerberg e Facebook che ospita pagine dedicate all’estrema destra (e questo più all’estero che in Italia).

Che la Signora Boldrini pretenda che una legge italiana venga recepita in tutto il mondo perché, secondo Lei «Il fascismo e il nazismo sono state grandi tragedie mondiali, che i popoli e le nazioni libere hanno sconfitto pagando prezzi altissimi.» suona quanto meno strano. Senza contare che, a quanto pare, per la nostra Lady di latta, non solo l’Europa è stata toccata dal nazifascismo, ma tutto l’orbe terracqueo. Per cui mi chiedo: gli Stati Uniti (che innegabilmente hanno avuto parte primaria nella seconda guerra mondiale e nella sconfitta del nazifascismo) sono stati toccati realmente dal nazifascismo, o più esattamente dalla guerra contro il Giappone (vorrei ricordare – piccola lezione di storia – che gli Stati Uniti dopo il proditorio attacco a Pearl Harbor non hanno mai dichiarato guerra né all’Italia né alla Germania, sono stati Hitler e Mussolini a farlo)? E ancora, l’India, la Cina, l’Australia ecc. hanno conosciuto l’orrore delle guerre, delle persecuzioni messe in atto dal nazifascismo? Se la Signora Boldrini pretende che una legge italiana venga riconosciuta nel mondo faccia le sue rimostranze alle Nazioni Unite, non a Zuckerberg e Facebook.

Ma, al di là di questo la cosa che mi ha colpito di più è che la Signora abbia esplicitamente citato la legge Scelba sull’apologia del fascismo e il divieto di ricostituzione del partito fascista, dimenticandosi di chi sia stato realmente Mario Scelba.

CITO DA WIKIPEDIA[1] (così Google – almeno lo spero – non dirà che questa mia piccola lezioncina è un fake!!!):

Il nome di Scelba è legato anche alla legge elettorale del 1953 proposta dal governo De Gasperi, quella che venne definita all’epoca dalle opposizioni la «legge truffa»[2]: essa era il tentativo di modificare in senso maggioritario la legge proporzionale vigente dal 1946, introducendo un premio di maggioranza consistente nell’assegnazione del 65% dei seggi della Camera dei deputati alla lista o a un gruppo di liste apparentate in caso di raggiungimento del 50% più uno dei voti validi.

La legge n. 148 del 31 marzo 1953 passò con i soli voti della maggioranza democristiana ma non ebbe effetti pratici, dal momento che alle elezioni politiche dello stesso anno il partito e le liste a essa apparentate non ottennero la maggioranza assoluta.
Scelba la respinse quando si accorse che il margine di successo era troppo risicato, prevedendo una forte reazione delle opposizioni e affermando: «L’idea è buona, ma se noi proponiamo una simile legge questa legge sarà chiamata “truffa” e noi saremo chiamati “truffatori”».

Ma, sempre citando Wikipedia, aggiungo anche:

In vista delle elezioni del 1948 preparò lo Stato al possibile scoppio di una guerra civile, rafforzando la polizia, espellendo da essa elementi considerati (dal punto di vista scelbiano) di dubbia fedeltà, conseguenti ad arruolamenti provvisori avvenuti sul finire della guerra (polizia partigiana), e sostituendoli con uomini di fiducia (chiamati in maniera dispregiativa «scelbiatti») la cui risolutezza e spicciatività provocò tumulti sia in piazza che in Parlamento. Gli effettivi della polizia, dal luglio del 1947 al gennaio del 1948, aumentarono di 30.000 unità, fino a raggiungere una forza complessiva di 70.000 uomini, in aggiunta ai 75.000 effettivi dell’arma dei carabinieri e ai circa 45.000 agenti della guardia di finanza. Il titolare dell’interno impegnò la macchina organizzativa del ministero e delle questure nel lavoro per la costituzione e la dislocazione nelle aree nevralgiche del territorio nazionale di reparti mobili e di pronto intervento.

La gestione di Scelba determinò una rapida riorganizzazione del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza. La celere, nata sotto il suo predecessore Giuseppe Romita, crebbe perfezionando l’equipaggiamento (fu dotata di mitragliatrici pesanti e addirittura di mortai) e distinguendosi come un vero e proprio reparto di pronto impiego militare, idoneo a situazioni belliche che l’insorgente guerra fredda rendeva non improbabili. I reparti della celere divennero unità assai organiche e coese la cui complessità e consistenza quantitativa variavano in funzione dei problemi d’ordine pubblico previsti.

Dopo le elezioni divenne meno acuto il pericolo di insurrezione generale armata delle sinistre. Si passò al tempo delle manifestazioni, violente ma in genere non armate. Nell’Italia di quegli anni, le manifestazioni erano organizzate soprattutto dai partiti Comunista e Socialista, per cui Scelba si fece rapidamente fama di nemico e persecutore del comunismo.

Con le elezioni del 1948 diventò frattanto deputato alla Camera dei deputati, dove fu costantemente rieletto fino al 1968, quando passò al Senato.

Scelba fu colui che coniò, il 6 giugno 1949 a Venezia, nel corso del terzo congresso nazionale della Democrazia Cristiana, il termine «culturame».

Scelba esercitò grande fermezza nei confronti di Don Zeno Saltini protagonista di iniziative a favore degli orfani e dei diseredati, tra le quali Nomadelfia, ma le cui idee progressiste avrebbero potuto essere confuse con l’applicazione degli ideali comunisti. La sua opposizione a Don Zeno e a Nomadelfia venne pesantemente criticata sia dagli intellettuali della sinistra che da quelli cattolici.

Questo è stato Mario Scelba: il “fascista dal volto umano”. E con il termine “fascista” non intendo che abbia appartenuto al partito fascista, ma semplicemente che ne condivideva i principi dell’ordine che derivano da uno Stato di polizia.

Ma, alla fin fine, lo Stato di polizia è quello che tutti i politici e tutti i governi agognano, Lady Boldrini compresa.

Anche se, da una Signora di mezza età, che, “incidentalmente”, è anche presidente di uno dei due rami del parlamento (sono ancora due, per fortuna!), ci si aspetterebbe non dico più stile, ma più informazione.

A Boldri’, primma de parla’ ’mpartate a legge…


[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Scelba

[2] E all’epoca le opposizioni erano quella classe politica da cui la Boldrini discende.

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