ALTRE CORRENTI LETTERARIE TRA LA FINE DEL SETTECENTO E L’INIZIO DELL’OTTOCENTO

Il Preromanticismo

 

 «Nell’urto tra tendenze neoclassiche e preromantiche, queste ultime vengono sempre più rafforzandosi negli ultimi decenni del secolo. Si moltiplicano così gli argomenti sepolcrali, notturni, rovinistici, idillico‑elegiaci, stimolati sempre più dalla abbondante introduzione in Italia di poesia straniera nordica su tali temi, dalle Notti dell’inglese Young agli Idilli dello svizzero Gessner, al Werther di Goethe, e anche dalla maturazione della componente sensistico‑sentimentalistica dell’illuminismo in una sensibilità più inquieta. In questa prospettiva un singolare posto hanno le Notti di Young, tradotte più volte in italiano e amate proprio per il loro fondo tetro e malinconico, per la loro atmosfera pessimistica e notturna, per la loro ossessione della morte e della tomba, che venivano a sconvolgere le posizioni più equilibrate e l’educazione più composta e prudente dei letterati italiani tradizionalisti. Ma un’importanza decisiva per la definizione del gusto preromantico italiano – e anche per il peso che ebbe, insieme ad altre componenti culturali, storiche e letterarie, nella formazione del primo romanticismo italiano – ha la traduzione cesarottiana delle Poesie di Ossian, falsificazione che lo scozzese James Macpherson presentava come traduzione moderna di un immaginario bardo caledonico del terzo secolo dopo Cristo»[1].

In pratica il Preromanticismo non sarebbe altro che l’affermazione di posizioni individualistiche, pessimistiche religiose e nazionalistiche. Il Binni articolava la propria tesi sulla liceità del termine “preromanticismo”, inteso come una nuova sensibilità, languida e smorzata, ideale a designare – appunto – tutto il periodo del secondo Settecento, considerato come avvio di una più organica civiltà letteraria: in buona sostanza il Preromanticismo visto come preludio e antesignano del Romanticismo. A tale nuova sensibilità preromantica, tuttavia, va abbinata l’esigenza neoclassica della perfezione formale in quanto entrambi i movimenti segnano un netto distacco dalla sintesi arcadico‑illuminista: Preromanticismo e Neoclassicismo, dunque, altro non sarebbero che due spetti della stessa crisi.

Il tentativo di inquadrare gli ultimi decenni del XVIII secolo in cui nascono nuovi tipi di sensibilità in riferimento ai nuovi stimoli delle grandi rivoluzioni, è stato tuttavia superato dalla critica recente, che ha tentato di prescindere da quell’interpretazione, in chiave teleologica della storia, per cui alcuni atteggiamenti di artisti, letterati e uomini di cultura, avrebbero anticipato ciò che sarebbe stato proprio del Romanticismo ottocentesco. In realtà, la seconda metà del XVIII secolo è meglio inquadrabile attraverso una conoscenza delle teorie di Jean-Jacques Rousseau e dell’Illuminismo della seconda metà del XVIII secolo: si tratta di Illuminismo “antirazionale”[2] e non di irrazionalismo[3] (appartenente invece alla cultura romantica).

Già il Petronio, del resto, aveva considerato “Preromanticismo” un termine ambiguo, in quanto non s’era riusciti a definirne né l’ambito, né il significato precisi. Per di più, a suo parere, il termine riduce la ricchezza culturale non solo del Romanticismo, individuandone gli antecedenti nel sentimentalismo romantico, ma anche la complessità culturale dell’Illuminismo, inteso come pura razionalità. Il termine, inoltre, riduce la storiografia letteraria a una operazione di pura catalogazione, a prescindere dal rapporto tra cultura e società. Per il Petronio, dunque, Preromanticismo e Neoclassicismo sono fenomeni interni alla cultura illuministica (soprattutto al pensiero di Rousseau, con la sua esaltazione della natura e del sentimento).

 

Sturm und Drang

 

Il movimento letterario dello Sturm und Drang[4] rappresenta uno dei momenti più tumultuosi e affascinanti della cultura e della letteratura tedesca nella seconda metà del XVIII secolo (1760-1785 circa). Con il suo programma di un’integrale rivalutazione dell’irrazionale nella vita e nell’arte in opposizione all’intellettualismo del pensiero illuministico, che poneva al centro del la ragione, l’ordine e la ricerca scientifica, esso si delinea come  l’ultima fase del preromanticismo. Il nome stesso, attribuito al movimento solo trent’anni dopo la sua fine, suggerisce già  di per sé il suo carattere impetuoso e rivoluzionario.

Lo Sturm und Drang raccolse quindi i fermenti di una nuova generazione di intellettuali, cresciuta leggendo le opere di Rousseau, ribelle alle tradizioni, e all’ordine sociale esistente, ed avversa più in generale ai rigidi schemi razionalistici imposti dall’Illuminismo. Per sommi capi possiamo ricondurre il movimento dello Sturm und Drang, innanzi tutto ad un rifiuto del razionalismo, e pertanto ad una netta separazione dai canoni ideologici illuministici, e quindi ad una riaffermazione prepotente dell’istinto naturale e dell’azione, che verranno ad assumere un ruolo di primo piano, condizionando soprattutto la letteratura dell’epoca.

La natura occupò un ruolo chiave nella poetica del movimento, poiché non era semplicemente uno “sfondo”, ma una forza viva, dinamica e – a volte – persino selvaggia che rifletteva gli stati d’animo umani e forniva un legame diretto tra l’individuo e il mondo. Tale legame con la natura si tradusse in una profonda ammirazione per il suo potere e per la sua bellezza incontaminata, ma anche concetto dell’inevitabilità degli istinti naturali e delle passioni, quali sua manifestazione: motivo dominante e ricorrente dello Sturm und Drang fu appunto il diritto dell’uomo a dare soddisfazione alle sue intime aspirazioni. Lo Sturm und Drang vagheggia quindi forme di vita primitive e selvagge, come conseguenza della riaffermazione del cosiddetto Diritto del Cuore, che prevedeva la libertà dei sentimenti delle passioni e degli istinti.

Altro tema centrale nelle opere dello Sturm und Drang è la figura del “genio”, del “superuomo”, incarnata da individui straordinari che sfidano le aspettative del loro tempo per seguire una visione artistica personale e autentica. «Alle leggi della civile convivenza, ai sentimenti della pietas e dell’amore si oppone, ugualmente inviolabile e sacro, il diritto e il dovere che il genio, il superuomo, ha verso sé stesso, di procedere di esperienza in esperienza sino a fare di sé lo specchio e il centro dell’universa vita»[5].

Per quanto riguarda più precisamente gli aspetti letterari dello Sturm und Drang, è importante soffermarsi innanzi tutto sugli autori più importanti del periodo: Johann Wolfgang von Goethe e il drammaturgo Friedrich Schiller. Goethe, senza dubbio alcuno, è il primo e forse unico autentico autore sturmeriano nel senso stretto del termine. Infatti, con la sua opera egli riuscì a dare nuovo impulso alla letteratura dell’epoca (si pensi ad esempio a I dolori del giovane Werter, che tanta influenza avranno sul Foscolo), portando tutta una serie di innovazioni che furono successivamente definite come facenti parte di un movimento a se stante.

Ma il genere letterario a cui fecero ricorso più frequentemente gli Stürmer è il dramma (e il massimo esponente è lo Shiller), il cui fine «non è più l’azione ma la pittura dei caratteri e l’evento provvidenzialmente preordinato da Dio per l’eroe. E come il poeta non è più il sereno artefice del proprio mondo, ma rivive la passione del proprio eroe, l’arte è intima compenetrazione con l’oggetto, è Einfühlung[6]; sola forma adeguata alla nuova visione tragica appare il rapido, incalzante succedersi di situazioni senza uscita, ciascuna in sé conchiusa, eppure tutte precipitanti verso la catastrofe; e il linguaggio si fa esclamazione, grido, imprecazione, o assume nei momenti di alto pathos l’andatura solenne dello stile profetico»[7].

Nonostante lo Sturm und Drang sia stato un movimento relativamente breve, la sua influenza fu molto significativa, modificando il modo in cui l’arte e la letteratura venivano concepite. La celebrazione delle emozioni e dell’individualità, insieme alla connessione con la natura, continua a risuonare nella cultura contemporanea come un invito a esplorare il lato più autentico e passionale dell’esistenza.

 

La poesia cimiteriale e l’ossianesimo

 

La poesia cimiteriale o poesia sepolcrale è una particolare tendenza poetica nata in ambito inglese nel XVIII secolo, che è rappresentata da una serie di poeti animati da un gusto e da una sensibilità patetica per le tematiche della morte, del sonno e della notte, con spunti di vero e proprio compiacimento macabro, in paragone con il quasi contemporaneo fenomeno del romanzo gotico. In tutti questi poeti sono presenti alcuni “tòpoi” materiali che permettono di accostare l’uno all’altro: notte, spettri, cimiteri e tombe, suono di campane, uccelli notturni. Questo tipo di poesia, nata quale corrente originale e a sé stante, finisce per identificarsi con la poesia preromantica, di cui però fu solo in parte l’ispiratrice.

I massimi esponenti di questo genere letterario sono Thomas Gray col celeberrimo Elegy Written in a Country Churchyard, del 1751, ed Edward Young con Night Thoughts (1742), che è il primo esponente di rilievo europeo accanto al Gray.

Il poeta scozzese James Macpherson[8] può essere accostato solo in parte a questi poeti, poiché il suo intento principale è di nobilitare la poesia bardita, in contrasto con i classici epici del Mediterraneo. Egli tuttavia, nei suoi Canti di Ossian, recupera tematiche di poeti sepolcrali antecedenti, ed è capace di creare qualcosa di originale, che non ha precedenti nella poesia mondiale. La visione di spettri, di tombe in rovina, i lugubri paesaggi notturni delle Highlands, il senso del vanificarsi di tutte le cose (temi tipici della poesia sepolcrale) sono uniti in un tessuto epico di grande patetismo preromantico.

In Italia, nella seconda metà del XVIII secolo, grazie alla mediazione delle traduzioni francesi, i poeti sepolcrali inglesi arrivarono a essere molto conosciuti e apprezzati. In particolare, questo tipo di poesia è legata al nome del Cesarotti che tradusse i canti ossianici (1763) e la Elegy del Gray (1772). Persino il Foscolo, in alcune sue poesie giovanili, fu influenzato dalla poesia sepolcrale. Ma al contrario di quanto si possa pensare, meno sepolcrale di tutte è il celebre carme Dei Sepolcri, mentre risonanze di Gray si trovano in passi di prosa delle Ultime lettere di Jacopo Ortis.

In ogni caso, il poeta italiano maggiormente influenzato da questo filone di poesia fu il Pindemonte anche se, più che le immagini tetre e inquietanti, troviamo paesaggi di quiete, soffici e malinconici, dove il tempo sembra fermarsi in un istante particolare e rifiutarsi di avanzare per dare spazio alla vita.

***NOTE AL TESTO***

[1] Binni Walter, Letteratura italiana – II. Dal Settecento al Novecento, in Opere Complete Di Walter Binni – 20, Il Ponte Editore, 2017, pag. 57.

[2] Antirazionalismo: nel processo evolutivo dell’uomo, la ragione ha portato ad un progressivo soffocamento delle sue componenti naturali (istinti, sentimenti, passioni e immaginazione); tuttavia, la ragione non viene considerata negativa in assoluto, ma è bene trovare un equilibrio tra i due poli (ragione e natura) che sono ingeniti e congeniti nell’uomo (vero senso del ritorno allo stato di natura predicato da Rousseau).

[3] Irrazionalismo: la ragione viene considerata troppo debole e insufficiente per poter conoscere il mondo e i suoi segreti, declassandola nonostante la sola componente naturale nell’uomo.

[4] Cioè «sconvolgimento e impeto».

[5] Grünanger Carlo, STURM und DRANG, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma, 1936.

[6] Empatia [n.d.r.].

[7] Sturm und Drang, in Enciclopedia on line, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma.

[8] James Macpherson (Ruthven, 1736 – Belville, 1796), poeta scozzese, nel 1753, entrò al King’s College, Aberdeen, e due anni dopo al Marischal College. Quindi trascorse un anno ad Edimburgo, ma si ignora se vi abbia studiato all’università. Affermò di aver scritto più di 4.000 versi da studente, ma solo una piccola parte è stata pubblicata, in particolare The Highlander (1758). Nel 1760 Pubblicò a Edimburgo Fragments of Ancient Poetry collected in the Highlands of Scotland. Nel 1761, annunciò la scoperta di un’epopea sul tema di Fingal (legato nella mitologia irlandese al personaggio di Fionn mac Cumhaill) scritta da Ossian, e nel dicembre dello stesso anno, pubblicò Fingal, un antico poema epico in sei libri, come pure molte altre poesie composte da Ossian. Temora seguì nel 1763. L’autenticità di queste presunte traduzioni fu immediatamente messa in dubbio in Inghilterra, ed il dott. Samuel Johnson, dopo molte indagini locali, affermò (A Journey to the Western Islands of Scotland – 1775), che Macpherson aveva trovato frammenti di vecchie poesie e storie, che aveva poi organizzato in una raccolta di sua composizione.


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