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Marco M. G. Michelini | 8 Ottobre 2010

In fondo al cuore
coltivo una rosa
e le sue spine mi trafiggono
come lance acuminate.
Non ridete di me
e delle mie passioni,
del sangue
che dal mio corpo sgorga puro
come l’acqua
che schizza dalla fonte
allegramente, quasi cantando.
Non ridete dei miei vizi
e dei miei difetti,
della mia pazzia
che avanza di giorno in giorno
offuscando i sentimenti
e gli amori trascorsi.
Non ridete di me
e della mia rosa:
datemi le vostre mani
e tanti fiori.
Datemi le mie forme
disegnate dal vento,
i miei colori
selvatici e sconosciuti,
i cardi del mio mondo
dalle radici intatte.
Datemi le vostre rose
dalle spine ricurve
ed io ne farò corone
per i regni dell’incantesimo.

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